
Gran Premio di Miami: Il Post Gara
INTRODUZIONE
Una superiorità devastante: quasi 40 secondi al terzo classificato. Una doppietta schiacciante, una prova di forza incredibile che rischia di porre già un bel sigillo sul campionato, e quel sigillo è tutto arancione papaya. A Miami non c’è storia: la McLaren è imbattibile. Oscar Piastri si conferma l’uomo del momento: vince la sua quarta gara stagionale e batte con estrema lucidità il suo compagno di squadra Lando Norris, ancora troppo impulsivo nei momenti cruciali della gara. La Mercedes conquista il podio con George Russell, a conclusione di un weekend da stabile seconda forza, durante il quale ha brillato forte anche la stella di Kimi Antonelli. Il neopapà Max Verstappen deve cedere alla superiorità della McLaren, ma la sua presenza, ancora una volta, rende le gare più accese del previsto. E la Ferrari? Disastro totale! Un weekend da quinta forza, alle spalle anche di una Williams in grande crescita. La discussione tra Leclerc e Hamilton durante la gara certo non aiuta, ma è figlia della grande frustrazione nel guidare una monoposto davvero deludente. Benvenuti al Post Gara della 4° Edizione del Gran Premio di Miami, andata in scena sul Miami International Autodrome nel pomeriggio americano di domenica 04 maggio 2025.

PARLA LA PISTA
PROVE LIBERE. Il venerdì mattina sono solo 60 i minuti a disposizione dei team per preparare al meglio tutto il weekend. La pista è sporca, c’è poco grip ma, nonostante ciò, già i primi tempi cronometrati sono molto veloci. Con gomma media, la Mercedes sembra a suo agio e anche la Williams non è male, ma probabilmente sono già abbastanza spinte con la mappatura motore. La Ferrari lavora molto sul setup e, nei primi minuti, non va oltre il 6° posto. Solo la Mercedes fa una vera e propria simulazione di gara, ma non prova la qualifica, mentre tutti gli altri vanno direttamente in simulazione qualifica. Piastri chiude con il miglior tempo; seguono Leclerc, Verstappen, le Williams e Hadjar. Norris non chiude il giro a causa di una bandiera rossa per l’incidente di Bearman. Tsunoda porta la seconda Red Bull in top 10, mentre Hamilton è solo 13°.

SHOOTOUT. Nel pomeriggio di Miami la Mercedes conferma il suo ottimo stato di forma. Nel primo tentativo, addirittura, è Antonelli il più veloce, ma nel secondo Russell si riprende i gradi di capitano. Tra i top, soffre la Ferrari, ai margini della top 10. Delusione grande per Tsunoda: uscito tardi dai box, prende bandiera proprio quando passa sul traguardo. Con Yuki (18°), eliminati anche Stroll, Doohan, Bortoleto e Bearman.
Nel SQ2, la McLaren comincia a fare la voce grossa, ma la Mercedes e Verstappen rimangono vicini. Ancora fatica per la Ferrari. Intanto, gli eliminati sono: Hulkenberg (ottimo 11° con la Sauber), Ocon, Gasly, Lawson e Sainz, che commette un errore e non conclude il giro. Benissimo Hadjar, che raggiunge il SQ3, così come Alonso e Albon.
Nel SQ3 Russell e Verstappen sono gli unici ad uscire subito dai box: Max farà due tentativi, George solo uno. La strategia, però, non paga. La Ferrari è ancora sottotono, mentre a fare una magia è Kimi Antonelli, che conquista una pole position clamorosa battendo entrambe le McLaren di Piastri e Norris. Verstappen chiude 4°, davanti a Russell, le due deludenti Ferrari di Leclerc e Hamilton, Albon, Hadjar e Alonso.

SPRINT. Nel primo pomeriggio di sabato, a Miami si scatena un forte temporale; il circuito, a pochi minuti dalla partenza della Sprint, è totalmente allagato. Durante l’unico giro di installazione per andare in griglia, Leclerc, che monta le intermedie, perde il controllo della sua Ferrari e va violentemente contro le barriere: per lui significa ovviamente ritiro dalla Sprint e grande rischio di non prendere parte neanche alle qualifiche.
Dopo due giri dietro la Safety Car, la partenza viene ritardata, in attesa che migliorino le condizioni della pista.
Alle 12.28 locali si riparte; tutti scelgono le gomme intermedie. Allo spegnimento dei semafori, Piastri ha uno scatto migliore rispetto ad Antonelli; i due arrivano appaiati alla prima curva, ma Oscar allunga leggermente la staccata e Kimi è costretto ad andare largo, perdendo la posizione su Norris e Verstappen. Nelle retrovie, Bearman ha uno scatto felino e recupera tre posizioni.
Nei primi giri, la situazione rimane stabile per le prime posizioni, mentre dietro la gara è accesa con tanti sorpassi tra i piloti di mezza classifica. La pista, man mano che passano i giri, si asciuga sempre di più, tanto che all’11° passaggio Tsunoda è il primo a montare gomme d’asciutto, passando alle medie. Hamilton, che nel frattempo si era allontanato tanto da Russell ed era tallonato da Albon, decide di azzardare il passaggio alle soft; quando rientra in pista è in fondo al gruppo, ma la sua intuizione si rivela geniale, perché di lì a poco tutti rientrano ai box e l’inglese si ritrova 4°, dietro Verstappen.
Nel caos delle soste ai box, la Red Bull ha problemi con il semaforo della piazzola (come in Bahrain) e commette un “unsafe release” con Verstappen, per il quale il pilota olandese prenderà dieci secondi di penalità. A pagarne le spese è Antonelli, che proprio quando sta per entrare nel suo box è costretto ad un passaggio a vuoto in pit lane; rientra ai box il giro seguente perdendo molte posizioni. Nel frattempo, Sainz è costretto al ritiro per una foratura.
Al 14° giro, Piastri si ferma ai box, mentre Hamilton passa Verstappen e sale 3°. Poco dopo, Alonso e Lawson vengono a contatto e lo spagnolo finisce pesantemente contro le barriere. Entra la Safety Car: è un jolly clamoroso per Norris, che infatti si avvantaggia della situazione, essendo proprio in quel momento ai box, e assume la leadership della gara. Mancano ormai pochi giri alla bandiera a scacchi e si finisce sotto Safety Car.
Lando Norris vince la caotica Sprint di Miami davanti a Piastri (doppietta McLaren) e Hamilton, che con una visione di gara eccezionale conquista il suo secondo podio stagionale, dopo la vittoria nella Sprint di Shanghai. Albon, Lawson e Bearman vengono penalizzati di cinque secondi per varie irregolarità commesse durante la gara e scalano rispettivamente in 11°, 13° e 14° posizione. Russell è 4°, davanti a Stroll, Tsunoda, Antonelli, Gasly, Hulkenberg e Hadjar. Verstappen, per via della penalità, è ultimo.

QUALIFICHE. A Miami torna a splendere il sole nel pomeriggio, quando vanno in scena le qualifiche per stabilire la griglia di partenza del Gran Premio.
In Q1 i valori in pista sono più o meno gli stessi delle Shootout, con Verstappen, le McLaren e le Mercedes al top, e le Ferrari in netta difficoltà; Hamilton, con un colpo di reni, si salva dall’eliminazione, che sarebbe stata clamorosa, mentre Leclerc è solo 12°. È notte fonda per l’Aston Martin, fuori subito con entrambi i piloti. Eliminati sono anche Hulkenberg, Gasly (sorpresa negativa) e Bearman, ancora ultimo come nelle Shootout. Con la Sauber, Bortoleto fa un grande lavoro accedendo al Q2 con l’11° tempo, così come Doohan con l’Alpine.
Nel Q2 la McLaren si mette a dettare il passo, braccata da vicino dalle due Mercedes. La Williams conferma tutta la sua bontà su questo circuito, accedendo al Q3 agilmente con entrambi i piloti, mentre la Ferrari lotta con le unghie e con i denti per l’accesso in Q3. Leclerc riesce a strappare l’8° tempo, ma Hamilton viene mestamente eliminato. Il campione britannico è 12°, dietro anche la Racing Bulls di Hadjar. Sono fuori dal Q3 anche Bortoleto (che il suo l’ha abbondantemente già fatto), Doohan e Lawson. Ocon porta la Haas in Q3 con un gran giro.
Nel primo tentativo del Q3 la lotta si fa intensa e serrata: Verstappen strappa il miglior tempo, ma con soli 3 millesimi di vantaggio su Norris e 17 su Piastri. Antonelli è 4°, mentre delude un po’ Russell, solo 6° dietro anche la Williams di Albon. Leclerc va invece per un solo giro negli ultimi minuti della sessione.
Nel secondo tentativo, Verstappen migliora ulteriormente il suo tempo: l’olandese conquista la sua seconda pole position a Miami dopo quella del 2024, confermandosi ancora una volta “l’uomo oltre la macchina”; è l’ennesima magia di Max. Norris è 2°, mentre proprio negli ultimi secondi della sessione Antonelli riesce a sopravanzare Piastri per il 3° posto e si ferma a soli due millesimi dal tempo di Norris: non è una pole position, ma è comunque un capolavoro quello del giovane bolognese. Seguono Piastri, Russell, le due Williams di Sainz e Albon, Leclerc (con una Ferrari nettamente in crisi), Ocon e Tsunoda.

GARA. In top 10 sono tutti su gomma media, fatta eccezione per Russell, che sceglie le hard. Stessa scelta anche per Hamilton.
Allo spegnimento dei semafori, Norris sembra avere la velocità per affiancare Verstappen, ma Max gli chiude la porta in faccia, sbagliando però la frenata di curva 1; allora Lando cerca l’incrocio e il sorpasso all’esterno di curva 2, ma l’olandese lo accompagna fuori pista. Ne approfitta Antonelli, che sale 2°, mentre Norris scende addirittura in 6° posizione, dietro la Williams di Albon. Nelle retrovie, Doohan è costretto al ritiro a causa di un contatto con Lawson.
Al 4° giro entra in azione la McLaren: Piastri svernicia Antonelli e si mette all’inseguimento di Verstappen, mentre Norris passa Albon, il quale, il giro successivo, perde la posizione anche su Sainz. Norris si libera in fretta anche delle due Mercedes, mentre Verstappen tira fuori il leone che è in lui e cerca di fare il possibile per resistere agli attacchi di Piastri.
L’australiano, però, è molto astuto e prepara bene il sorpasso in curva 1, portando Max all’errore; l’olandese non può fare altro che cedere alla netta superiorità della McLaren e prepararsi al ritorno di Norris. Dopo qualche tentativo, Norris riesce a bucare la strenua difesa di Verstappen, ma paga caro il tempo perso alle spalle di Max: Piastri ha ormai un vantaggio di 6 secondi. Albon, intanto, riprende la posizione su Sainz; Leclerc, 8°, non riesce a prendere le Williams, mentre Hamilton, dopo tanta fatica, supera quantomeno la Haas di Ocon per entrare in zona punti. Verstappen e Antonelli sono i primi tra i top a fermarsi per montare le hard, ma la loro strategia viene compromessa a causa del regime di Virtual Safety Car per il ritiro di Bearman.
La Mercedes ne approfitta per fermare Russell: in questo modo il britannico guadagna la 3° posizione su Verstappen. Alla ripartenza, Albon passa Antonelli e sale 5°, mentre Sainz prende la posizione su Leclerc, ma è in arrivo una seconda VSC per il ritiro di Bortoleto. Le due Ferrari fanno, involontariamente, un grande lavoro di squadra e passano entrambe Sainz.
Negli ultimi giri di gara, mentre Verstappen cerca di riprendere Russell, Hamilton, che ora monta gomme medie, si sente più veloce di Leclerc e chiede insistentemente al team di scambiare le posizioni. Viene accontentato, ma ciò non porta a nessun risultato, perché il britannico recupera troppo poco su Antonelli; Leclerc non perde terreno su di lui, anzi, gli sta incollato, tanto che il team decide per il ripristino delle posizioni. Intanto, davanti la McLaren fa quello che vuole dominando in modo imbarazzante, mentre Russell tiene sotto controllo il recupero di Verstappen.
Oscar Piastri vince il Gran Premio di Miami, conquistando la sua 6° vittoria in carriera e la 4° in stagione, ma soprattutto rinforza la sua leadership nella classifica piloti. Completano il podio Norris, per una straordinaria doppietta McLaren, e Russell.
Seguono Verstappen, un fantastico Albon, Antonelli, Leclerc, Hamilton, Sainz e Tsunoda a chiudere la top 10.

I TOP DEL WEEKEND
1. OSCAR PIASTRI
Oscar Piastri è sempre più leader di questo mondiale. Il fatto sorprendente è che sta dimostrando una maturità estrema, che raramente si vede in un pilota che è solo al suo terzo anno in Formula 1. Il confronto con Norris sta diventando impetuoso, e non sul piano della velocità pura o del talento (Lando è un pilota molto talentuoso ed estremamente veloce), ma sul piano della lucidità in pista, di non lasciarsi prendere dalla fretta, della consapevolezza della superiorità dei propri mezzi. Il weekend di Oscar non è cominciato benissimo a dire il vero: nelle Shootout regala la pole ad Antonelli con una piccola sbavatura, nella Sprint è sfortunato con il timing della Safety Car, che avvantaggia Norris, e in qualifica non è velocissimo, tanto che Kimi gli sta davanti ancora una volta. Ma in gara è perfetto, mette tutto insieme e non sbaglia un colpo. Dove costruisce la vittoria? Nell’attacco a Max Verstappen. Capisce subito che Max farà l’impossibile per non farsi superare e lo attende al varco, lo porta all’errore e lo sorprende con astuzia. Il resto della gara per lui è una passeggiata: la sua McLaren è un missile e il tentativo di rimonta di Norris è vano, proprio per il tempo che Lando ha perso nella lotta con Max. Vittoria stra-meritata (la terza consecutiva, quarta in stagione e sesta in carriera) e leadership del mondiale rafforzata: cosa chiedere di più alla vita?

2. MERCEDES
Il weekend della Mercedes è stato estremamente positivo. La monoposto tedesca, fin dalle prove libere, ha dato ottimi segnali, soprattutto nel giro secco, e nel corso del fine settimana si è confermata, complessivamente, la seconda forza in pista, dietro solo alla McLaren. Nelle Shootout, Kimi Antonelli fa una magia, conquistando una pole position inaspettata battendo entrambe le McLaren e, per la prima volta, il suo compagno di squadra Russell. Nella Sprint, poi, è molto sfortunato, sia in partenza, quando Piastri lo accompagna fuori pista e perde diverse posizioni, ma soprattutto ai box, quando è costretto in pratica a un passaggio a vuoto a causa dell’unsafe release della Red Bull. In qualifica è di nuovo Kimi a fare la differenza su Russell, cogliendo una fantastica 3° posizione, ma in gara George si riprende prepotentemente i gradi di capitano. Con una grande costanza e un pizzico di fortuna riesce a rubare a Verstappen il 3° posto; negli ultimi giri non permette mai a Max di avvicinarsi e conquista il suo 4° podio stagionale su sei gare. La Mercedes consolida la 2° posizione in classifica costruttori: ad oggi, ciò che la avvantaggia rispetto a Red Bull e Ferrari è, rispettivamente, la presenza nel team di due piloti molto forti e concreti (la Red Bull ha, in pratica, solo Max come punta) e la competitività costante della monoposto.

3. WILLIAMS
Dopo il grande weekend di Jeddah, la Williams si conferma estremamente competitiva anche a Miami, addirittura come 4° forza davanti alla Ferrari. I due piloti sono stati costantemente in top 10, tranne nelle Shootout, dove Sainz non riesce a segnare un tempo in SQ2 e si qualifica solo 15°. Nella Sprint la prestazione di Albon è eccezionale, 5° al traguardo, ma purtroppo viene penalizzato per non aver rispettato il limite di velocità in regime di Safety Car e scala 11°. In qualifica, entrambi i piloti battono la Ferrari di Leclerc; in gara, Sainz ha qualche difficoltà, e infatti viene battuto dalle Ferrari, ma Albon ha un passo micidiale e batte addirittura la Mercedes di Antonelli, conquistando una clamorosa 5° posizione. Vedere che la Williams sia finalmente tornata a questi livelli fa molto piacere, soprattutto se si considera il recente passato disastroso e il grande lavoro di ricostruzione del team da parte di James Vowles.

4. ESTEBAN OCON
Il weekend di Ocon è forse passato un po’ in sordina, perché effettivamente le sue prestazioni non sono state eclatanti, ma ha estratto il massimo dalla sua Haas in tutte le sessioni facendo una grande differenza rispetto a Bearman e prendendo quindi di diritto i gradi di capitano all’interno del team. Il momento migliore del suo weekend è stata la qualifica, dove ha raggiunto magicamente il Q3 e si è qualificato 9°, davanti alla Red Bull di Tsunoda e vicinissimo alla Ferrari di Leclerc. In tutte le altre sessioni, comunque, non è mai andato oltre il 12° posto, confermando sempre una grande velocità.

I FLOP DEL WEEKEND
1. FERRARI
La Ferrari pensa già al 2026? Beh, dopo questo weekend non c’è da aspettarsi altro, a meno che la conformazione del circuito e gli eventuali errori di setup abbiano giocato un ruolo cruciale. Tuttavia, a mio avviso, una debacle del genere non si può spiegare solo con questi due argomenti. A Miami in casa Ferrari non ha funzionato proprio nulla, dalla prestazione della monoposto alle strategie, passando per la gestione dei due piloti. Un vero disastro. La Ferrari in Florida è stata assente, quinta forza in pista, inferiore anche alla Williams. I due piloti fanno salti mortali ogni volta, ma quando Leclerc dice che più di così la monoposto non ha potenziale ed è solo 8° in qualifica, i fatti parlano da soli.
Non darei molto peso alla diatriba tra i due piloti durante la gara, poiché comprensibile, considerata la frustrazione nel guidare una monoposto così lenta. Piuttosto, la cosa che reputo molto più grave è la discordanza tra ciò che dice Vasseur e ciò che affermano i piloti. Leclerc e Hamilton (che, ricordiamo, è stato eliminato in Q2) già da qualche weekend stanno affermando che il potenziale della monoposto è quello espresso in pista; Vasseur, invece, continua a dichiarare che il vero potenziale della monoposto è ancora inespresso e che dipende molto dal setup. Sono due dichiarazioni totalmente opposte: l’immagine di una Ferrari in netta crisi, che sta diventando sempre più nera weekend dopo weekend.

2. OLIVER BEARMAN
Al di là della splendida prestazione nella Sprint (da 19° a 8°, poi retrocesso 14° per la penalità), Ollie ha faticato parecchio a Miami, non solo nei confronti di Ocon, ma anche di tutti gli altri. Ultimo in entrambe le qualifiche, in gara naviga sempre nelle ultime posizioni, fino al ritiro per un problema alla Power Unit (Ferrari). La differenza con Ocon si è fatta sentire tanto questo weekend, ma dobbiamo anche ricordare che Bearman non aveva mai corso a Miami.

3. ALPINE
Dopo le magie di Gasly nelle ultime gare, arriva per l’Alpine un passaggio a vuoto molto pesante. La Sprint pazza rimescola le carte, ma Pierre arriva a punti solo grazie alle penalità degli altri, mentre Doohan, pur senza penalità, è comunque penultimo, davanti al solo Verstappen. L’eliminazione di Gasly in Q1 (18°) è un brutto colpo per le ambizioni in vista della gara, che infatti è molto deludente. Pierre è solo 13°, lontano dai punti, mentre Doohan è costretto al ritiro dopo il contatto con Lawson. Nel paddock si dà quasi per certo che da Imola subentrerà Colapinto al posto di Doohan, che saluterà il circus dopo sole sei gare, una in più rispetto al previsto.

4. LIAM LAWSON
L’anello debole della Racing Bulls sembra essere Lawson, a dispetto di un Hadjar che, invece, sta sorprendente e convincendo sempre di più. Lawson sembra non riuscire più a mostrare quel talento che a fine 2024 gli è valso la chiamata in Red Bull. Per tutto il weekend è stato alle spalle di Hadjar, e la differenza più grande tra i due si è vista nelle Shootout, quando Isack è entrato in SQ3, mentre Lawson si è qualificato solo 14°. La sua gara è compromessa fin da subito dall’incidente con Doohan, che lo porta poi al ritiro definitivo dopo oltre metà gara trascorsa in fondo al gruppo. Vedremo se e quando tornerà il Lawson che abbiamo conosciuto nelle passate stagioni.

VERSO IMOLA
Siamo giunti al termine anche del weekend di Miami, 6° appuntamento di un mondiale che sta andando sempre più nella direzione di Woking. La superiorità della McLaren è schiacciante e non sembra presagire nulla di buono per gli avversari, ma c’è ancora tempo per cercare di ribaltare la situazione o per avere quantomeno un campionato più combattuto, soprattutto perché dalla Spagna molte cose potrebbero cambiare. Solo i prossimi appuntamenti ci diranno se il dominio papaya ci accompagnerà per tutta la stagione, o se ci sarà quel tanto desiderato livellamento che tutti si aspettavano ad inizio anno. E i prossimi appuntamenti saranno imperdibili: comincia la stagione europea! Ad aprire le danze sarà un luogo a dir poco leggendario: l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola è pronto ad ospitare la 5° Edizione del Gran Premio del Made In Italy e dell’Emilia Romagna. In casa, la Ferrari porterà il secondo grande pacchetto di aggiornamenti della stagione e sarà chiamata ad una reazione forte e immediata. Pensare di poter raggiungere i livelli di questa McLaren, però, sembra essere per tutti un sogno destinato a rimanere tale.
