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Appuntamento con la Storia: Gran Premio degli Stati Uniti 1959

Di Giovanni Nulchis

LA FORMULA 1 NEGLI STATES: SEBRING OSPITA UN FINALE DI STAGIONE INCANDESCENTE

 

LE ORIGINI DEL GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA: DALLA COPPA VANDERBILT ALLA FORMULA 1

Sabato 12 dicembre 1959. Il Sebring International Raceway ospita la 1° Edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America, 9° e ultimo round del Campionato del Mondo di Formula 1 1959. Per la prima volta nella sua storia, la Formula 1 fa tappa negli States.

 È il 16 luglio 1878 quando in Wisconsin, lungo le strade tra Madison e Green Bay, due veicoli a vapore si sfidano in una corsa di circa 201 miglia, con una media oraria di poco meno di 10 km/h. A vincere sono Frank A. Shomer e Hans M. Farrand, a bordo di un veicolo chiamato Oshkosh. Questa corsa è la prima competizione automobilistica organizzata della storia, e rappresenta le origini del motorsport negli Stati Uniti d’America.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo, William Kissam Vanderbilt, un allevatore statunitense appassionato di corse d’auto, si reca in Europa e rimane affascinato da una gara automobilistica in scena sul circuito delle Ardenne, in Belgio. Il suo entusiasmo è tale da spingerlo ad importare il modello di corse europeo negli USA. Nasce così, nel 1904, la Coppa Vanderbilt, la cui prima gara si tiene a Long Island, nello stato di New York, su un circuito lungo 48,7 km.

Nel 1908 si tiene invece a Savannah il primo Gran Premio su suolo statunitense, denominato American Grand Prize. L’evento si disputa regolarmente fino al 1916. Durante questi anni, la gara cambia più volte sede (Milwaukee, Santa Monica, San Francisco) e vede anche la partecipazione di piloti e case automobilistiche europee, come Fiat, Peugeot e Mercedes; nel 1914, invece, si assiste alla prima vittoria di una casa americana, la Mercer.

Dal 1917, contestualmente all’entrata degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, le gare non vengono più organizzate e, tranne qualche edizione fortunata della Coppa Vanderbilt a cavallo tra le due guerre, si deve attendere addirittura il 1958 per il ritorno del Gran Premio in America.

Nei primi anni di vita della Formula 1, non esiste ancora una vera e propria tappa oltreoceano. La 500 Miglia di Indianapolis, competizione di enorme successo internazionale, fa sì parte del calendario di Formula 1, ma viene disertata da tanti piloti europei, a causa degli ingenti costi di spostamento. Questo stimola le organizzazioni locali a ripristinare il Gran Premio, che non era stato più disputato, nemmeno dopo la fine della guerra.

Così, nel 1958, sul circuito di Riverside, California, lo statunitense Chuck Daigh, a bordo di una Scarab, trionfa nel rientrante Gran Premio degli Stati Uniti, mentre nel 1959, per la prima volta nella storia, la Formula 1 correrà un Gran Premio valevole per il mondiale in terra statunitense. L’evento andrà in scena sul circuito di Sebring, Florida, e rappresenterà l’ultimo round del Campionato del Mondo 1959.

 

IL SEBRING INTERNATIONAL RACEWAY

Il Sebring International Raceway sorge all’interno dell’aeroporto Hendricks Field, con il quale condivide parte della superficie. È stato inaugurato nel 1950, quando ha ospitato la 1° Edizione della 12 Ore di Sebring.

Nella configurazione del 1959, il circuito misura 8.368 metri. Una delle sue particolarità è la presenza di tratti realizzati in cemento con numerose giunture; il passaggio da una sezione all’altra provoca lo sfregamento del fondo vettura con l’asfalto. Inoltre, la superficie stradale è leggermente inclinata. Questi due fattori rendono il circuito una vera e propria sfida per i piloti, specialmente in caso di pioggia.

Il Sebring International Raceway è un circuito molto veloce, caratterizzato da lunghi rettilinei, alcune curve a 90°, un piccolo snake e un tornante. La linea del traguardo è posta subito dopo l’ultima curva (U-Turn). Il rettilineo principale lancia le vetture verso due veloci curve a sinistra (First-Second Bend); poi, una secca sinistra a 90° gradi (Tower Turn) immette nel piccolo snake (The Esses), che precede un veloce tratto che conduce al tornante (Hairpin). Il Warehouse Straight porta verso la chicane Webster Turn; un’altra curva a 90° immette nel rettilineo più lungo del circuito, che ne precede un altro, il Backstretch. Infine, la U-Turn, composta da due curve a destra in successione, immette nuovamente nel rettilineo dei box.

 

IL CAMPIONATO DEL 1959: UNA BATTAGLIA A TRE

Il 1959 si presenta agli occhi degli appassionati come una stagione tutta nuova, tutta da scoprire. A fine 1958, il Campione del Mondo in carica, Mike Hawthorne, si ritira dalle corse e, purtroppo, trova la morte in un incidente stradale nel gennaio 1959. Il team Campione del Mondo in carica, la Vanwall, vincitrice del primo titolo costruttori della storia, si ritira dalla Formula 1, a causa delle condizioni di salute del titolare Tony Vandervell. Il sedile in Ferrari di Hawthorne viene preso dal britannico Tony Brooks, proveniente proprio dalla Vanwall.

Ai nastri di partenza del 1959, la britannica Cooper, con il modello T51, appare da subito come il team da battere, forte di una monoposto competitiva e di piloti del calibro di Jack Brabham, Bruce McLaren e Stirling Moss. A contrastare la forza della Cooper ci prova la Ferrari, con la sua Dino 156 F2 e, successivamente, con la 246, grazie anche al talento del nuovo pilota Tony Brooks. Gli altri team non riescono a tenere il ritmo di Cooper e Ferrari. Il migliore risulta essere l’inglese BRM, con la P25 affidata alla guida di Jo Bonnier e Ron Flockhart.

Per costanza di risultati, il miglior pilota della stagione è Brabham. L’australiano della Cooper vince la prima gara del mondiale a Monaco, e nei tre Gran Premi successivi (esclusa la 500 Miglia di Indianapolis, a cui non partecipa nessun pilota europeo) conquista tre podi, tra cui una vittoria in Gran Bretagna. I due ritiri in Germania e Portogallo non scalfiscono la sua leadership mondiale, che rimane ben salda anche dopo il 3° posto di Monza.

Moss, invece, ha un rendimento di risultati meno lineare. Il suo campionato comincia nel peggiore dei modi: ritiro a Monaco e in Olanda, squalifica in Francia e ancora un ritiro in Germania. A tenere in vita le sue speranze mondiali sono il 2° posto a Silverstone, ma soprattutto le due vittorie consecutive in Portogallo e in Italia. Grazie alla vittoria di Moss e il podio di Brabham, a Monza la Cooper si laurea per la prima volta nella sua storia Campione del Mondo Costruttori.

Più complicata è, invece, la stagione di McLaren. Il neozelandese, all’esordio in Formula 1, conquista un solo podio, in Gran Bretagna, ma la non partecipazione alla gara di Zandvoort e i tre ritiri consecutivi in Germania, Portogallo e Italia sono estremamente compromettenti per la sua corsa al titolo.

La Ferrari si affida a Brooks per tenere aperta la sfida mondiale con la Cooper. Il britannico è 2° a Monaco, e conquista la vittoria in Francia e in Germania. I ritiri in Olanda, Gran Bretagna e Italia sono, però, un grande ostacolo tra Brooks e il titolo.

 Alla vigilia dell’appuntamento di Sebring, Brabham comanda in classifica piloti con 31 punti, 6,5 di vantaggio su Moss. L’inglese della Cooper conserva un margine di 2,5 punti su Brooks, mentre molto più staccato è McLaren, addirittura soltanto 9° a quota 8,5 punti. Le posizioni in classifica costruttori sono, invece, già cristallizzate, con la Cooper già Campione del Mondo, davanti alla Ferrari e alla BRM. La Lotus è 4°, ma nel corso dell’intera stagione ha conquistato soltanto 3 punti.

 

LE QUALIFICHE DI SEBRING: LA COOPER DETTA LEGGE IN FLORIDA

Il round di Sebring deciderà, quindi, le sorti del campionato piloti 1959, essendo l’ultimo appuntamento del mondiale. Brabham ha un discreto margine di punti sugli inseguitori, ma deve comunque fare attenzione a non commettere errori, specialmente in un circuito complicato e totalmente da scoprire come il Sebring International Raceway.

Durante le qualifiche, la Cooper è ancora una volta il riferimento per tutti. La pole position va a Moss, mentre il leader del mondiale Brabham è 2°. Con la Ferrari, Brooks fa segnare il 3° tempo, ma lo statunitense Schell fa ricorso alla direzione gara, perché il suo tempo migliore non è stato conteggiato. Il ricorso viene accettato, e Schell completa una prima fila tutta Cooper. Brooks è 4°, davanti alla Cooper di Trintignant e alle Ferrari di von Trips, Allison e Hill. Delude, invece, McLaren: il neozelandese della Cooper partirà soltanto 10°.

La protesta di Schell, giustamente accolta, ha privato il pubblico di una caldissima prima fila, con i tre contendenti al titolo appaiati. Ma la tensione è comunque alle stelle: Brabham, Moss e Brook si daranno battaglia a Sebring per la conquista del loro primo titolo iridato in carriera.

 

LA GARA

Nel pomeriggio del sabato sul Sebring International Raceway è tutto pronto per la disputa della 1° Edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America, sulla lunghezza prevista di 42 giri.

 Al via, Brabham ha lo scatto migliore e supera Moss, portandosi in testa. Dietro di loro, Brooks e Schell lottano per la 3° posizione: il ferrarista supera l’americano, ma Schell, in una curva, tampona la vettura di Brooks, costringendolo ai box per una verifica dei danni. È il primo colpo di scena della gara: i meccanici di Maranello rilevano pochissimi danni sulla vettura e Brooks può tornare in pista, ma ora è 15°, lontanissimo dalla lotta mondiale. Con una splendida rimonta, invece, McLaren è già risalito in 3° posizione

 Al 2° giro, Moss torna in testa alla gara, superando Brabham, e ha la velocità per aumentare il suo vantaggio. Moss, in questo momento, sarebbe Campione del Mondo. I suoi sogni di gloria, però, sono destinati a svanire: un problema alla trasmissione lo costringe al ritiro dalla corsa.

 Tornato in testa, Brabham deve ora solo gestire il suo vantaggio fino al traguardo, per vincere gara e mondiale. A metà gara, i piloti rimasti in corsa sono soltanto sette: le asperità dell’asfalto di Sebring hanno messo in ginocchio la meccanica di diverse vetture. In zona podio, dietro McLaren, sale così Trintignant, che precede von Trips e Brooks, che ha rimontato fino alla 5° posizione.

 Negli ultimi giri di gara, Brabham, improvvisamente, rallenta il suo ritmo: il carburante della Cooper sta per terminare. L’australiano è costretto a cedere la 1° posizione al suo compagno McLaren, mentre Brooks recupera un’altra posizione, scavalcando von Trips. McLaren si avvia verso la sua prima vittoria in Formula 1; Brabham, invece, a una manciata di metri dal traguardo, rimane a secco. Di corsa, scende dalla vettura e comincia a spingerla verso la linea di arrivo, ma Brooks e Trintignant lo superano prima del traguardo, privandolo del podio.

 Al 42° giro cala la bandiera a scacchi sul Sebring International Raceway: Bruce McLaren vince la 1° Edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America con la sua Cooper, trionfando per la prima volta in carriera in Formula 1. Tony Brooks è 2° con la sua Ferrari, dopo una grande rimonta, davanti alla Cooper di Maurice Trintignant, che completa il podio. Ma l’eroe di giornata è Jack Brabham. L’australiano è, infatti, riuscito a tagliare il traguardo in 4° posizione, spingendo a mano la sua Cooper fino alla linea d’arrivo. Grazie a questo risultato, Brabham è Campione del Mondo di Formula 1 per la prima volta in carriera. Jack si imporrà anche nel 1960, sempre con la Cooper, mentre nel 1966 diventerà il primo e unico pilota nella storia della Formula 1 a laurearsi Campione del Mondo con un team da lui fondato, la Brabham.

 

IL FUTURO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA IN FORMULA 1

A Sebring la Formula 1 non tornerà più dopo il Gran Premio del 1959. Il circuito della Florida continuerà comunque ad ospitare importanti competizioni, tra cui spicca, naturalmente, la 12 Ore di Sebring.

Nel 1960, il Gran Premio degli Stati Uniti d’America va in scena a Riverside, e dall’anno successivo trova una sede fissa nel Watkins Glen Intenational, circuito sito nello Stato di New York. Al Glen, la Formula 1 corre sino al 1975; nei primi otto anni di permanenza a Watkins Glen trionfano esclusivamente piloti britannici (Innes Ireland, Jim Clark, Graham Hill e Jackie Stewart). Il francese François Cevert, nel 1971, conquista la sua prima e unica vittoria in carriera in Formula 1 al Glen, proprio nello stesso circuito in cui due anni più tardi troverà la morte, a seguito di un incidente durante le qualifiche.

L’ultima gara a Watkins Glen si corre nel 1975, e a vincere è Niki Lauda su Ferrari. Abbandonato il circuito newyorkese, il Gran Premio degli Stati Uniti d’America non figurerà più in calendario fino alla metà degli anni ’80; nonostante ciò, il circus torna negli USA nel 1976, a Long Beach, e nel 1981 e nel 1982, in occasione del Gran Premio di Las Vegas, sul circuito del Caesar Palace. Dalla metà degli anni ’80 fino agli inizi dei ’90 sono i circuiti cittadini a farla da padrone: si corre a Dallas, Detroit e Phoenix, fino al 1991. Dopodiché, per i seguenti nove anni, la Formula 1 non fa più ritorno negli States.

Alla vigilia del nuovo millennio, il proprietario dell’Indianapolis Motor Speedway spinge per portare la Formula 1 nel catino più famoso e leggendario della storia. Così, su una versione rivisitata del circuito che ospita annualmente dal 1911 la celebre 500 Miglia di Indianapolis, la Formula 1 corre il Gran Premio degli Stati Uniti d’America dal 2000 al 2007. In questo periodo, la Ferrari fa incetta di vittorie, grazie all’era di dominio di Michael Schumacher e anche alla clamorosa “gara fantasma” del 2005, alla quale prendono il via soltanto le monoposto gommate Bridgestone (Ferrari, Jordan e Minardi). Ad evitare il dominio totale della Ferrari ad Indianapolis ci pensa la McLaren, che vince nel 2001 con Mika Hakkinen e nel 2007 con Lewis Hamilton.

Ma, ormai lo abbiamo capito, il Gran Premio degli Stati Uniti d’America non va molto d’accordo con il termine “sede fissa”, e, a partire dal 2008, anche Indianapolis viene abbandonata. L’evento non figura più nel calendario del mondiale fino al 2012. Nel maggio 2010 viene annunciato, infatti, il ritorno del Gran Premio degli Stati Uniti d’America a partire dal 2012. Ad ospitarlo sarà il nuovissimo Circuit Of The Americas, sito alla periferia di Austin, in Texas. Il COTA, progettato da “HKS, inc.” sotto la supervisione di Hermann Tilke, è caratterizzato da un layout completo, che fornisce diversi punti di sorpasso, garantendo sempre gare spettacolari. Tranne nel 2020 (causa Covid), la Formula 1 ha sempre corso ad Austin dal 2012 ad oggi, trovando finalmente una sede stabile, come nel periodo delle gare a Watkins Glen.

L’ultimo vincitore di Indianapolis, Lewis Hamilton, domina ad Austin, conquistando cinque vittorie nel circuito texano e salendo in cattedra nell’albo d’oro del Gran Premio degli Stati Uniti d’America, con sei affermazioni, una in più rispetto a Schumacher. Ad Austin, Hamilton conquista anche due dei suoi sette titoli iridati, quelli del 2015 e del 2019. La Ferrari, dominatrice di Indianapolis, invece, in Texas vince soltanto due gare: nel 2018, con Kimi Raikkonen, all’ultimo successo in carriera, e nel 2024, dopo una gara dominata da Charles Leclerc, vittoria che ha interrotto una striscia di tre successi consecutivi della Red Bull di Max Verstappen.

Nel 2022, la Formula esordisce anche a Miami e, dal 2023, torna a Las Vegas, a 41 anni dall’ultima gara al Caesar Palace, su un nuovissimo circuito cittadino che si snoda lungo la Strip. Gli Stati Uniti d’America sono così, attualmente, il Paese che ospita più Gran Premi in calendario.